E’ il regno della mitica Sibilla, divenuto nel 1993 Parco Nazionale con i suoi 70.000 ha. Luogo Sacro e Magico con infinite specie endemiche che gli conferiscono una biodiversità e ricchezza naturale incomparabile senza tralasciare l’imponenza delle catene montuose che culminano nel Monte Vettore con i suoi 2.476 m. o ancora le testimonianze di un mondo antico con le sue abbazie e centri storici medievali.
Noi siamo in quello che è definito “Il versante sacro” considerando che l’Umbria è la perfatta fusione tra il Sacro ed il Magico.
Cuore del parco è Norcia, patria di S.Benedetto patrono d’Europa, famosa per il suo delizioso centro storico, la piazza con la chiesa (XIV-XVIII secolo) dedicata al Santo, il Duomo (XVIII secolo) ed altri bellissimi edifici storici. Le “marcite”sono un originale sistema di irrigazione dei prati e qui presente sin dai tempi dei Monaci Benedettini a testimonianza dell’importanza dell’agricoltura in queste meravigliose vallate.
La Flora (oltre 1800 specie) e la fauna sono incredibilmente ricche e danno speranza a chi come noi ritiene che la terra sia in primo luogo di queste creature.
“I popoli più antichi d’Italia”
“Gens antiquissima Italiae” definiva lo storico latino Plinio il Vecchio gli Umbri, chiamati “Ombroi” dai greci per essere sopravvissuti alle piogge del diluvio…. Forza ancora viva in queste terre oggi in lotta con il Sisma.
All’interno del Parco dei Monti Sibillini nell’antichità si svilupparono la civiltà sabina e picena. Come per la maggior parte delle popolazioni dell’Italia antica, scarse sono le informazioni sugli abitanti.
A Norcia, in loc. Campo Boario, è stato rinvenuto un villaggio con piccole capanne e le ceramiche ci informano delle attività quotidiane della preparazione, cottura e immagazzinamento di cibo, macine in pietra attestano la triturazione dei cereali antichi per farne farina per pappe e focacce. Stando alle ossa animali si allevava e mangiava capre, pecore, maiali, buoi; il cane era già impiegato nelle famiglie probabilmente per accudire il gregge che costituiva una fonte di ricchezza.
Accanto alla lana e alla carne, latticini e formaggi dovevano essere presenti quotidianamente in tavola: le capanne hanno restituito bollitoi, le tombe grattugie, segno che di sicuro esisteva il pecorino!
Un Mito:
Spesso sono incisi con simboli, talvolta resi plasticamente, che rimandano alle credenze religiose dei due popoli.
Significativo è l’uso frequente del cavallo, personificazione, fin dall’età del Bronzo, di potenza e maestà, ma anche di equilibrio perché si lascia dominare vincendo il suo istinto selvaggio.
Il cavallo è legato al culto delsole perché ne trasporta il carro sulla volta del cielo e all’uomo con il quale vince o perde in battaglia sia che lo traini su carro sia che lo porti sulla groppa.
Splendida nella sua ingenuità ed incisività, la raffigurazione su una brocca in bucchero degli inizi del VI sec. a.C. proveniente dalla tomba di un principe guerriero di Norcia: raffigura probabilmente il “signore dei cavalli” simbolo ampiamente diffuso anche in ambito piceno.
All’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini è possibile ripercorrere idealmente le tappe di questo affascinante percorso storico: per saperne di più è fondamentale la visita alle mostre permanenti, a Norcia presso il Criptoportico Romano di Porta Ascolana obasta anche attraversare queste zone in silenzio contemplativo lasciando che le montagne raccontino la loro infinita storia.